Al carcere di Nuchis musica e poesia
Rassegna stampa
![]() Giovedi 5 dicembre 2013 |
Versi raccolti dalla poetessa Paola Scano nel carcere di Nuchis
Tu chiamale se vuoi... evasioni
Un libro di poesie dei detenuti
E chiamale se vuoi... evasioni è il titolo del libro scritto dai detenuti della casa di reclusione "P. Pittalis" di Nuchis, curato dalla poetessa tempiese Paola Scano e pubblicato a Tempio dall'associazione Amici di Monica.Realizzato grazie all'aiuto dell'Unione dei comuni "Alta Gallura" e del Comune di Trinità, è stato presentato nei giorni scorsi nella chiesa del carcere, dalla curatrice e dal direttore del carcere Carla Ciavarella. Il libro ha suscitato una speranza per un clima nuovo, che riduca la distanza tra il "popolo di fuori" e "quello di dentro".La lettura delle poesie, da parte degli autori e dell'attrice Maria Antonietta Pirrigheddu, il canto a chitarra di Vincenzo Murino ha steso su tutti una coltre di silenzio, diventato brusio di compiacimento alle prime canzoni in siciliano, napoletano e diventato scroscio di applausi quando Murino ha cantato "O sole mio". È gente del sud il "popolo di dentro". Il rimpianto per la libertà perduta e l'autocondanna per gli errori commessi si sono trasformate nella nostalgia per la casa abbandonata.«Noi vogliamo realizzare un percorso di collegamento tra il carcere e il territorio - ha detto il direttore Carla Ciavarella - ci piacerebbe che la cultura sarda facesse parte del nostro impegno: attraverso canzoni, poesie, cultura. Vorremmo un'osmosi tra dentro e fuori. Non abbiamo detenuti sardi ma il clima era comunque bello, sereno, di fratellanza. Per loro è fondamentale. Vogliono essere considerati uomini normali. L'importante è che queste persone, che hanno commesso gravi reati, possano ricuperare la loro identità, espiando la loro colpa.»Il libro si apre con due versi di un detenuto del carcere di Turi: «Tutti i semi sono falliti fuorché uno / che forse era un fiore e non un'erbaccia». E si chiude con questi altri due di Carmelo Guidotto: «Dove finisce la ragione / lì inizia il carcere».
(Franco Fresi)