121-Eluana Englaro e la politica vaticana
Segni
Aldo scrive:
IL CASO ELUANA ENGLARO E LA POLITICA VATICANA
Tristezza per Eluana, giovane sfortunata, per il suo papà, per quell’altro migliaio di persone che vivono in stato vegetativo, che si sono giocate le funzioni cerebrali di relazione e attendono una morte liberatrice.
Tristezza anche maggiore per la nostra Chiesa e per il modo in cui la sua gerarchia ufficiale sta gestendo questo doloroso problema. I Vescovi, i Cardinali e lo stesso Papa non smettono di parlare di mostruosità disumana, di condanna a morte, di grave responsabilità morale, non smettono di dire che togliere cibo e acqua ad un essere umano, pure in stato vegetativo da 17 anni è un assassinio. Tutto questo in nome di principi altissimi e assoluti, per difendere la vita umana: “un solo giorno sottratto alla vita che Dio ha dato è un crimine orrendo”. Chi avrà il coraggio di staccare la spina? Si causerà una morte orribile di fame e di sete?
In realtà la povera Eluana, già privata della sua vita personale e mentale, viva materialmente solo perché il suo sistema nervoso neurovegetativo funziona ancora, dovrebbe essere lasciata libera di tornare al suo creatore, in altre parole di morire del tutto. Se teoricamente potesse sentire e capire ancora qualcosa la sua vita sarebbe stata una tortura che dura 17 anni, se no perché tutto questo scompiglio religioso?
Questo atteggiamento della gerarchia ecclesiastica tende a coinvolgere emozionalmente le masse dei fedeli su una ”orribile morte di fame e di sete” scientificamente impensabile.
Ci sono, è vero, orribili morti per fame e per sete che avvengono a ritmo impressionante ogni giorno, ogni minuto, nel terzo mondo; morti che si potrebbero ridurre con un impegno economico altruista anche della Chiesa, sottraendo risorse alle spese di rappresentanza, di grandiosità nei grandi raduni mondiali, di fasto e di esteriorità, vendendo magari qualche proprietà. Indignarsi per il caso Englaro che appartiene al nostro mondo occidentale e non per i bambini scheletriti del terzo mondo che vorrebbero e potrebbero vivere è razzismo.
Sono stupito dalla indignazione ecclesiastica per la “orribile morte” di Eluana in stato vegetativo e incapace tanto di sofferenza che di piacere da 17 anni, tanto più stupito riflettendo che quella stessa gerarchia ecclesiastica in un tempo non molto lontano organizzava torture e roghi per migliaia di poveri uomini e donne che come unica colpa avevano quella di essere sospetti di eresia, in altre parole si arrogavano il diritto di pensare con la propria testa. Quelle sì erano le morti orribili di individui bruciati vivi senza nemmeno la possibilità di urlare, di gridare il loro dolore e la loro rabbia, la loro disperazione perché avevano la bocca bloccata dalla “mordacchia”: le loro grida avrebbero disturbato i canti gregoriani che accompagnavano l’esecuzione.
Capisco che le torture erano efficaci a far comunque confessare deviazioni dottrinali, ma mi domando perché, se quegli individui eretici e pericolosi per la fede dovevano proprio essere eliminati, perché non lo si poteva fare con una mazzata in testa o una pugnalata al cuore, in modo da farli soffrire di meno? Facendo così la paura e la docilità del popolo dei fedeli sarebbero stati maggiori. Tra l’altro la pena di morte è stata cancellata dal Vaticano solo pochi anni fa. Giovanni Paolo II aveva chiesto perdono per questi peccati della Chiesa e io penso che sarebbe una bella cosa se questa richiesta di perdono per le atrocità commesse dalla Chiesa durante i secoli fosse rinnovata di tanto in tanto dal Sacerdote alla Messa.
Possiamo chiederci: perché la Chiesa ha ora un atteggiamento così forte nei riguardi della vita, così fuori dalle sue abitudini?
La Chiesa ha avuto sempre bisogno di un forte potere, di una dominanza che garantissero una gestione indiscussa del suo mandato, ma anche benefici di autorità e benefici materiali. La sua autorità è basata sulla gestione esclusiva di un astratto assoluto chiamato Dio ed è stata mantenuta per molti secoli che sono stati più o meno bui. Era rafforzata dal timore di punizioni eterne e anche da gravi punizioni terrene quando, specie con il Rinascimento, la gente ha cominciato a pensare più liberamente fuori dal recinto dottrinale tradizionale. Era basata sulla promessa di un Paradiso eterno. La Chiesa codificava i peccati e li poteva togliere; ha avuto pertanto per secoli un grande seguito di fedeli intimoriti e fiduciosi che le ha consentito di garantire un appoggio a potentati laici, a re e ad imperatori.
Oggi le grandi masse stanno acquisendo molto rapidamente una autonomia e una indipendenza mentale dalla Chiesa che, per mantenere le sue posizioni di dominanza, deve correre ai ripari. Come?
1) Da un lato enfatizzando un suo ruolo di giudice dei problemi della vita e della morte, di difensore di principi assoluti in nome di Dio e poiché questo oggi non sembra bastare, alza il più possibile i toni: lo si è visto molto bene in questa circostanza.
2) Da un altro è la capacità e la possibilità di garantire ad alcune parti politiche il consenso di un certo numero di elettori tra i fedeli che si dimostrano sensibili a parole e a concetti della Chiesa non strettamente liturgici, ma moraleggianti e sociopolitici.
In realtà i cosiddetti principi astratti assoluti perdono totalmente di valore se escludono l’uomo e l’umanità. Le maggiori infamie e carneficine che il mondo ha visto, di cui anche la stessa Chiesa sa qualcosa, sono state fatte sulla base di principi assoluti, sulla base della “verità”. E’ tutto il contrario del messaggio di Gesù la cui predicazione ha come centro l’uomo, il suo benessere, la qualità della sua vita, qui e ora. Il tempo della autorità astratta basata su formule e concetti derivati dalla filosofia ellenistica e dalla metafisica sta finendo. Bisogna calarsi sulla terra dell’umanità, della sofferenza e della voglia di vivere.
P.S. Per fortuna i roghi sono stati sospesi, altrimenti me la vedrei brutta.
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