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202-I professionisti inquadrati

Segni
Manuela   

Manuela scrive:
  Opero professionalmente in un campo dove il rigore scientifico deve calarsi sulla realtà umana, questo per intervenire con competenza su alcune patologie che possono colpire bambini e adulti di ogni fascia di età.
  Proprio questa mattina, sommando i successi con gli immancabili insuccessi (nessuno è Dio!) ho tratto questa conclusione che vorrei condividere con voi tutti: "NON CI SONO REGOLE CHE POSSANO LIMITARE O CONTENERE LA DIMENSIONE UMANA DI OGNUNO DI NOI NELLA SUA SOGGETTIVITÀ!"
  Spesso mi confronto con figure professionali come la mia che sempre più spesso portano appresso come una bandiera i loro principi e regole scientifiche per poter affrontare questo o tal'altro problema sempre legato alle nostre competenze, ma poi vengo a sapere che diverse persone valutate e poi seguite solo per il quadro clinico che rappresentano, non hanno risolto i loro problemi perché appunto non sono state considerate persone nella loro soggettività.
  Se esprimessi queste mie riflessioni a coloro che gestiscono in un certo qual modo la mia categoria professionale (i soliti "capetti") verrei "scomunicata". Questo perché le stesse sedi universitarie forgiano sempre più le nuove leve, tagliando le cime di coloro che vogliono "vedere oltre", per livellare tutti alla stessa altezza; quindi, lo stesso futuro professionista viene inquadrato solo per la sua formazione in atto attraverso gli studi, non invece pure per le sue reali potenzialità che potrebbero renderlo più creativo anche nella  professione che intraprenderà. Questo, sempre attingendo la propria sapienza dalla conoscenza maturata con gli studi specifici, perché è anche giusto e logico che pure in queste situazioni bisogna rigorosamente bandire l'improvvisazione.
  Ma individualità e creatività, sono sinonimi di libertà; elementi aborriti da coloro che vogliono CONTENERE E DELIMITARE CON LA LORO SCIENTIFICITÀ, LA REALTÀ UMANA DI OGNUNO DI NOI... e da ciò si generano altre forme di solitudine: vissuta da chi vorrebbe lavorare potendo esprimere anche la componente umana di sé e vissuta da chi vorrebbe che non solo il suo quadro clinico ma soprattutto la sua stessa persona venisse accolta.
  VI ASSICURO CHE SEMPRE DI PIÙ NON È COSÌ!
  Sono curiosi i nuovi corsi post laurea per "IMPARARE LE TECNICHE DI COMUNICAZIONE"; conosco chi si avvale di queste tecniche non integrandole con la propria sensibilità e vera capacità di ascolto.
  Vi assicuro che c'è più scambio umano fra la commessa di un supermercato quando in maniera ripetitiva dice la somma del conto al cliente!
  Con rispetto parlando nei confronti delle commesse, tra l'altro categoria che personalmente mi sta simpatica perché spesso dimostrano maggiore capacità critica e analitica di coloro che si nascondono dietro le lauree, i Master e quant'altro.
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