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242-Lettera seria e compunta

Segni
Aldo   

Aldo scrive:
LETTERA SERIA E COMPUNTA
AL SANTO PADRE BENEDETTO XVI


  Santo Padre, quanto peso e quanta fatica per Lei, oltre alle tante e ben conosciute preoccupazioni, ho visto sul Suo volto in questa torrida estate! Bardato e aggravato in stile medioevale come un antico monarca, come per una fastosa rappresentazione sacra di altri tempi, L’ho vista trascinarsi con un aspetto stanco sul quale aleggia ogni tanto un piccolo sorriso.
  Perché questo pesante e solenne apparato? Per aumentare la fede dei fedeli, perché la gente lo vuole o perché si pensa che così Dio Padre e Gesù Cristo sarebbero più contenti, si sentirebbero più onorati, compiaciuti in una loro presunta ambizione? Lei pensa che la Curia, il sistema vaticano, eccepirebbe, se Lei decidesse di vestirsi in modo semplice e leggero, senza sfarzo, come fa ad esempio il Dalai Lama che pure conta tanti devoti nel mondo e rappresenta una grande religione? È così importante la tradizione di grandiosità formale dell’apparato?
  Mi chiedo sinceramente sul bisogno dello sfarzo ad accompagnare la liturgia, come se ciò servisse a creare uno stato mentale di soggezione verso riti basati sui principi tutt’altro che maestosi che Gesù ha predicato. Io trovo che la rinuncia al fasto può essere più grande e fascinosa delle vesti e dei paramenti in filo d’oro. Comunque vestito, pure con qualcosa che lo differenzi dai comuni sacerdoti, Lei sarebbe sempre il Papa, come Pietro.

  Ben altri problemi sono in prima linea nella Chiesa e la mettono in crisi; tra questi ha un certo posto il problema della pedofilia legata al celibato religioso cattolico. Questo è in realtà un problema decisamente grave e tocca fortemente la Chiesa tanto per la cosa in sé che per l’imprevidenza, la tolleranza, le coperture che il sistema religioso cattolico ha fornito tanto a lungo a questo stato di cose. Santo Padre, che cosa si può fare?
  Ho sentito del Suo proposito di costituire un nuovo Dicastero per la Evangelizzazione dell’Occidente che, se ho capito bene, è una forma di “De Propaganda Fide”, diretto al nostro mondo occidentale evoluto. C’è in questo l’intento di vivificare nel popolo la fede nel messaggio di Gesù, di influire sul modo di pensare e di vivere dei nostri paesi occidentali e indirettamente sul problema pedofilia e quindi di proteggere i bambini dalle attenzioni di una, se pur modesta, parte del clero. Le auguro il successo possibile, ma temo che questo nostro mondo d’oggi e lo stesso il mondo clericale non risponderà sostanzialmente e questa iniziativa, avrà difficoltà a dominare la pedofilia nella Chiesa, patologia che, a mio avviso, è legata in modo non casuale al celibato dei sacerdoti. Sarebbe certamente utile a questo riguardo valutare le statistiche comparative del fenomeno nel confronto con i preti sposati.
  Non basta che la Chiesa goda nel complesso di un buono stato di salute economico, finanziario e organizzativo, che sia ricca di beni stabili e di un buon flusso di denaro. Non bastano i buoni rapporti con il mondo politico italiano che consentono una serie di favori economici (sulla tassazione dei beni della Chiesa, sul sostegno degli istituti scolastici religiosi parificati, sui favori selettivi nell’insegnamento scolastico della religione). Malgrado tutto le cose non vanno troppo bene per la Chiesa.
  Io mi domando come mai, dopo tanti secoli di celibato sacerdotale cattolico, solo adesso sia scoppiato così violentemente lo scandalo della pedofilia sacerdotale.
  Qualcuno potrebbe consigliarLe maliziosamente, di chiedere a Dio stesso di esercitare un piccolo influsso benefico sui suoi sacerdoti in modo da consentire loro di dominare i loro anomali impulsi sessuali; forse Lei lo ha fatto già, ma in tal caso il risultato non è stato molto evidente.
  Vediamo invece che cosa si può fare praticamente, partendo proprio dal celibato cattolico: La nostra religione cattolica ha come elemento fondante essenziale il riferimento a Gesù ed egli, a quanto possiamo sapere dai Vangeli, non si sarebbe mai espresso per la necessità di un celibato, tanto suo che dei suoi apostoli. E’ un fatto che, con l’irruzione del mondo greco e della sua astrazione nel credo cristiano originario (ad opera di Paolo di Tarso), si è stabilita man mano nella comunità cristiana la supremazia dell’astratto, del trascendente, del celeste sul corporeo, sul materiale, sul terreno. C’è stata una svalutazione del corpo e una valorizzazione del trascendente, di un presunto mondo celeste e dei valori astratti che lo pervaderebbero. Accettando questa impostazione trascendente, che la Chiesa Cattolica ha acquisito in un secondo tempo, tutto è stato teoricamente rivolto verso il cielo: sono stati sottovalutati molti diritti biologici umani naturali per dare enfasi e quasi sostanza a valori astratti (l’anima e la spiritualità contro il corpo). Il celibato è divenuto un privilegio e l’eunuco, ad un certo momento storico, è stato visto come un eletto perché, liberato da certe pulsioni, sarebbe stato più vicino a Dio. Entrati in questo ordine di concetti, si è pensato che, con il celibato, il sacerdote cattolico avrebbe avuto il privilegio di sacrificare l’uomo che è in lui, la sua bassa parte corporea, per occuparsi esclusivamente di cose elevate e celesti, di Dio.
  Io mi domando come la Chiesa abbia potuto chiedere a tutti i suoi sacerdoti l’astinenza sessuale una cosa che non è nell’ordine naturale. Con ciò la Chiesa pensava forse che con ciò essi si sarebbero dedicati interamente a Dio e alla cura delle anime: non hanno riflettuto che così molti di essi avrebbero sofferto di una elevata tensione erotica biologicamente naturale, pronta ad avviarsi sulla strada di rapporti occasionali non solo omo ed eterosessuali, ma anche verso bambini e giovanetti, più facilmente raggiungibili e aggredibili proprio dal clero?
  Ahimè, io penso che questo sia stato un giudizio sbagliato e che il celibato abbia potuto favorire la perversione. La cosa è certamente vecchia di secoli: nel silenzio ufficiale, tanti bambini sono state vittime innocenti della classe sacerdotale. Oggi la grande diffusione dei mezzi di comunicazione ha messo le cose in piazza. Nel passato non si è saputo molto di questi scandali verosimilmente perché, per l’intoccabile sacralità del clero, tutto è stato sommerso, seppellito, coperto, pensando che fosse utile al servizio di Dio evitare che la faccia della Chiesa ne fosse sporcata. Ciò avveniva però al prezzo di grandi danni psicologici dell’infanzia e della giovinezza, di imprinting negativi con danni permanenti. L’aggressione sessuale è relativamente facile per un sacerdote che può usufruire del naturale prestigio legato al suo ruolo; egli dà alla sua vittima l’impressione che la progressiva intimità instaurata sia cosa accettabile, sicura e magari ambita. In tali casi però il religioso non si accontenta di simpatia e di affetto, ma si lascia andare ad atti che si possono immaginare. Per secoli la sessualità dei sacerdoti cattolici ha avuto come ufficiale parola d’ordine il: “Non caste, sed caute”.
  Viene da pensare (ai malpensanti) che tutti gli angioletti nudi, rotondetti e svolazzanti che si vedono in tanti quadri religiosi dei secoli scorsi siano più espliciti di mille parole. Sono certamente cattiverie, ma il problema resta.

  C’è anche un altro problema: il celibato sacerdotale vissuto nella l’astinenza sessuale, anche a seconda del proprio assetto psico-ormonale, può determinare malessere e influire negativamente sull’efficienza della propria specifica attività istituzionale. Alcuni sacerdoti che accusano questi problemi possono attivarsi a superarli con la masturbazione, attraverso relazioni nascoste con donne a loro volta bisognose di affetto e di soddisfacimento sessuale, talora purtroppo con la pedofilia.
  Non si può negare che c’è uno standard medio di comportamento sessuale, cosa naturale che comporta il diritto dell’uomo ad una vita fisiologica e che spesso il bravo seminarista è portato a “vendere”, in un momento di generosità e di entusiasmo di fede, per dedicarsi all’assoluto, a Dio. In seguito talora egli si accorge di avere delle difficoltà. Con una bella famiglia personale la cosa sarebbe diversa: concedere  il matrimonio ai sacerdoti farebbe comunque aumentare, io ne sono convinto, il numero dei preti: avere una famiglia personale, una missione religiosa di valore in cui si crede e anche un certo stipendio garantito, non sono cose da poco.
  Non credo che per la pedofilia sacerdotale un qualunque rigore di repressione potrà fare miracoli; nemmeno credo che il Dicastero per l’Evangelizzazione dell’Occidente sarà particolarmente utile in  questo senso: c’è materia per i pessimisti circa l’evangelizzazione di un sistema dove il benessere materiale egocentrico è divenuto un credo fondamentale. E’ stato molto più facile per Gesù e i suoi discepoli evangelizzare le grandi masse umili, sfruttate e schiave, credule e ingenue del vecchio Impero Romano. La società occidentale attuale, maturata a pensare con concetti relativistici che l’hanno allontanata da un Dio assoluto e dalle pratiche religiose, se non per un certo conformismo sociale e per abitudine, è a mio avviso resistente ad una nuova evangelizzazione; non ci possono illudere certe manifestazioni di religiosità come i raduni domenicali di Piazza S.Pietro per la benedizione del Papa o il fenomeno dei Papa boys che colgono l’occasione dei grandi raduni papali per far festa, con buona volontà, ma superficialmente alla faccia del Papa. Non so se la società occidentale potrà essere indottrinata a produrre nuovi sacerdoti portati naturalmente e con l’aiuto di Dio ad un “santo celibato”, immune da deviazioni.
  Solo per condannarle, voglio menzionare alcune possibili alternative di soluzione dirette alla pedofilia sacerdotale. Tra esse è il blocco del desiderio biologico naturale del sacerdote con antiormoni e antidepressivi e l’accettazione muta di una omosessualità che probabilmente è già praticata. Tutto ciò potrebbe peraltro destare una disapprovazione da parte dei fedeli. Potrebbe essere utile in ogni caso una selezione accurata dei candidati seminaristi.
  Il Papa, quale capo responsabile della Chiesa deve prendere decisioni adeguate, puntuali e sollecite su questo problema; non limitarsi al pannicelli caldi del nascondere, del vangelizzare. Si arrischia di mantenere la piaga infetta, lasciando che la malattia prosegua a produrre i suoi danni. Meglio, dopo aver chiesto scusa, come ha fatto Giovanni Paolo II per altre cose, prendere coraggiose decisioni.
  Certamente oggi non è facile fare il Papa. Per terminare con una nota leggera  e sdrammatizzante ricordo due versi di Cecco Angiolieri dal suo sonetto: ”S’io fossi foco”

“…s’io fossi Papa sarei allor giocondo,
Che’ tutti li Cristiani imbrigherei.”
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