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267-I sensi di colpa

Segni
Marinella - Lecco   

Marinella scrive:
I SENSI DI COLPA MI HANNO ACCOMPAGNATA A LUNGO.... FORSE TROPPO.....

  C'è un senso, più o meno comune, che ci rende simili. Tutti noi da bambini siamo stati indottrinati sull'importanza di essere bravi, buoni, perfetti. Non esserlo significava essere puniti, e la paura più grande era quella di perdere l'affetto dei nostri genitori. Per quanto riguarda la mia infanzia, un particolare ricordo era la paura costante di perdere l'amore dei miei genitori, soprattutto non volevo deluderli... perché loro erano il mio mondo.

  Ricordo (come se fosse ora) il giorno che mia mamma si è arrabbiata talmente tanto da non rivolgermi per giorni la parola... taceva. Questo atteggiamento lacerava la mia anima a tal punto da pensare... che forse avevo perso il suo affetto.
  Penso che questo episodio abbia creato un'associazione tipo l'essere cattivi = punizione e dolore, e l'essere buoni = ricompense e piacere.

  Essere buona era diventata per me una esigenza irrinunciabile e da lì, la mia vita è stata tutta un conflitto, perché in cuor mio sapevo che non ero così buona come gli altri si aspettavano. Cosi sono stata costretta a nascondere questa verità, che nel tempo, si è trasformata nel mio personale segreto di bimba; un vergognoso segreto...... Ho costruito così un falso sé, un'immagine ideale che mi ha protetto donandomi  quello di cui avevo disperatamente bisogno, il loro affetto. "Se sono buona mi ameranno" pensavo. Questo pensiero infondeva in me sicurezza, felicità.
  Nel crescere la consapevolezza di aver costruito un falso sé svanì e al suo posto restarono i sensi di colpa, derivati dal fatto di aver preteso di essere ciò che in verità non ero.

  Oggi, dopo anni di ricerche ho compreso che... ciò che avevo definito "cattivo" non erano nient'altro che emozioni, quelle emozioni che oggi definisco naturali. Mi hanno insegnato a loro insaputa a non essere vera, spontanea, genuina. E così sono cresciuta con questo imprinting, "devo essere buona"... perché solo così sarò accettata dagli altri.
  Ecco come è nata la paura che mi ha fatto vivere nel conflitto, tra ciò che sono veramente, e l'immagine ideale costruita ad hoc per essere amata.
Quanto dolore nato da una interpretazione assurda e contro natura!!
  Ogni volta che non riuscivo ad essere "buona" ecco che mi sentivo frustrata, e un profondo senso di non valere nulla si impossessava costantemente di me.
  In parte ero cosciente, ma a volte avrò agito a livello inconscio, insomma per fuggire da questa sensazione di essere una "fallita" ho trovato vari metodi, uno comune a molti è stato quello di proiettare il mio fallimento sugli altri, incolpando loro di quello che non andava in me.

  Ma questo è stato...... Ho eliminato (o almeno cosi credo) l'immagine ideale che ha generato tanta insicurezza, questo circolo vizioso del controllo è stato visto e questa nuova vista mi ha dato l'occasione di andare alle radici della grande illusione.
  Tante volte mi sono chiesta: "Chi sono veramente io?" ma per poterlo scoprire ho dovuto smantellare parecchie sovrastrutture, entrare in me con il coraggio di un guerriero che ha deciso di vincere la sua personale battaglia.
  Oggi sono ciò che sono, mi accetto in toto, sono esattamente il risultato dei miei pensieri, delle mie ansie, delle mie vergogne di bimba. Oggi sono tutte le espressioni che ho potuto in me riconoscere, e sarò tutte le altre espressioni che, se avrò ancora vita, potrò incontrare.

  Oggi sono come un fiume che va spontaneamente, naturalmente, innocentemente, verso il suo MARE. Avete forse sentito un fiume che progetta il suo percorso? Non credo: dato che è il terreno sottostante che lo dirige. Lui, il fiume, semplicemente segue la formazione del territorio che lo accoglie.
  Oggi io sono quello che SENTO di essere, sia nel bene, che nel meno bene...
Questa è la mia ritrovata LIBERTÀ, la mia personale bellezza agli occhi sempre aperti del mio DIO.

  Buona vita.... Namastè

Risponde Lunadivetro

  Magari riuscissimo tutti a capire, così come tu hai fatto, quello che ci ha "forgiati" e riuscire ad affrancarcene... Capire ciò che è stato, vedere ciò che è ora e in base a questo attrezzarci per il nostro perpetuo viaggio!
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