355-Esistenzialismo
Segni
Aldo Paliaga 

Aldo scrive:
L'UOMO E LA SUA VISIONE DI SÉ NEL MONDO
L'uomo ha il senso dell'infinito che gli proviene dalla sua capacità di astrazione mentale; con esso si confronta. L'uomo comune teme la solitudine e la morte, teme la finitezza. Per lui il confronto con l'infinito risulta perdente e lo induce a trovare conforto, ma anche domicilio naturale, nelle comunità, in particolare in quelle religiose.
Le religioni hanno questo fondamentale punto di forza sul singolo: la creazione del concetto di anima immortale e, tramite questo, di un possibile futuro di felicità o di sofferenza eterna dopo la morte: la gestione dell'anima fornisce quindi grande potere sulla generalità degli uomini. Il sostanziale riferimento delle religioni è comunque un Dio persona, un Dio onnipotente, un Dio di amore, un Dio da temere in quanto capace di essere anche giudice inflessibile e severo verso colpe che peraltro possono essere perdonate dalla stessa religione tramite certe formalità.
La Religione Cattolica ha inserito questi concetti in un quadro metafisico blindato da dogmi, organizzato e materializzato in cerimoniali, sacramenti e altro, gestiti da una gerarchia.
Cosa resta a chi si sottrae a questa dipendenza psicologica comunitaria che consente di superare in parte tali pessimistiche riflessioni personali, dove lo spazio di speranza per un sé così provvisorio sfuma nel nulla, dove la vita è limitata, dove tutto è destinato a finire più o meno presto?
È qui che l'uomo può aprirsi ad uno spazio illuminante di riflessione e di valutazione, ad una più completa e matura visione di sé e della propria esistenza. Ciò può nascere da una opportuna riflessione sulla vita nel mondo che conosciamo e sulla propria esistenza. Presuppone peraltro quella maturità mentale che differenzia un uomo da un altro. Per raggiungerla, per superare questi problemi, l'uomo deve imparare a guardare più lontano di quanto non sia abituato a fare, a guardare con occhi nuovi a quel fenomeno meraviglioso che è la vita e si esprime in infinite forme vegetali e animali con le loro imprescindibili regole biologiche. Egli deve prendere atto che per lo sviluppo della vita, per la sua evoluzione, per tutto quello che essa ci ha dato in termini di intelligenza e di comprensione, la base fondamentale e insostituibile è stata la morte. Senza l'onnipresenza della morte che divide la vita del mondo in successive generazioni e premia i più adatti alla vita non ci sarebbe stata alcuna evoluzione, non ci sarebbe stato nemmeno l'uomo, nemmeno noi. Ecco il grande compromesso, opera di un Dio inconoscibile e sconosciuto, forse di un Dio diffuso impersonale, di un Dio energia, forza e struttura in fieri, di un Dio imperscrutabile che sta in ogni cosa.
A noi oggi il beneficio di vivere la nostra vita con la sua gioia, i piaceri, i dolori, le realizzazioni temporanee, una vita che ci apre comunque alla possibilità di osservare i fenomeni meravigliosi della natura, di amare persone e cose, di nutrirci, di pensare, di condividere tutto questo con gli altri, uomini e animali.
La comprensione, l'accettazione di tutto questo, l'amore, la misericordia, la comprensione e la condivisione psicologica con gli altri sono passi verso una “immortalità psicologica”. Questa è stata la meravigliosa riscoperta e l'oggetto fondamentale della predicazione di Gesù Cristo che tanto hanno disturbato gli equilibri della dominanza religiosa del tempo e del suo paese, tanto da farlo morire inchiodato a una croce. Questa nuova visione, questa nuova impostazione affettiva e mentale, avevano consentito peraltro alle masse oppresse e schiavizzate del tempo di sentirsi inserite ben diversamente nella vita del mondo, a un diverso livello umano. (Erano le comunità del Cristianesimo primitivo).
La nostra vita a temine, pur senza sostanziali speranze di proiezione ultraterrena, ma con una partecipazione mentale alla vita del mondo, conscia e matura, l'accettazione del concetto fondamentale che anche il “finito” e il provvisorio della vita, sono un dono meraviglioso che il destino o meglio il caso, la lotteria genetica, ci hanno concesso. Godiamone, utilizziamolo con i piedi per terra, sapendo che innumerevoli altri individui come noi e dopo di noi si troveranno nella nostra stessa situazione.
La vita può essere più o meno fortunata, più o meno gioiosa e felice; ciò è legato in parte al caso, molto a noi stessi, alla nostra impostazione mentale, alla nostra capacità di vedere lontano.
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