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Il Dio lontano

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IL DIO LONTANO

Dio, un ospite scomodo

  La più grande distorsione in materia di spiritualità, quella che ha causato i maggiori danni, è probabilmente l’averci insegnato che Dio stia sempre "oltre", al di sopra, lontano. È stata strappata via dalla nostra coscienza l’antica consapevolezza che invece Dio è anche dentro l’uomo, così come in ogni cosa, perché tutto ciò che esiste è una parte di Lui.
  L’abbiamo situato così fuori mano anzitutto per convenienza: perché sarebbe un ospite assai scomodo. Sapere che Dio è realmente ovunque, e soprattutto dentro di noi, potrebbe farci sentire a disagio quando decidiamo di fare quel che ci pare e piace sconsideratamente.
  Il credere che sia separato da noi e irraggiungibile rende necessari degli intermediari che ci mettano “in contatto” con Lui, che gli presentino da parte nostra offerte e invocazioni, che facciano da tramite per ottenerci il suo perdono… Ed ecco prevalentemente il ruolo degli attuali preti, ben diverso da quello dei sacerdoti antichi. Non è un caso che il «Padre nostro che sei ovunque», com’era nell’originale aramaico, sia diventato «Padre nostro che sei nei cieli». Perché il cielo non è, nel pensiero comune, la parte più alta di noi stessi: per noi nei cieli significa “lontano, altrove”.
  Questa credenza distorta, se da un lato fa prosperare le religioni organizzate, dall’altro ci ha immersi in un sentimento di grande povertà e indigenza. Ci hanno sempre detto che siamo polvere e fango. E, invece di assaporare la vita cercando il buono e il bello, ci battiamo il petto sentendoci e rendendoci indegni. Per fortuna ci viene in soccorso l’idea che, con una buona confessione, si possa ripristinare per qualche tempo la benevolenza divina, e così ci mettiamo l’anima in pace.

I raccomandati

  Ma se l’uomo è una creatura di Dio, anzi è un Suo frammento, come può tenere a distanza il Creatore, ovvero l’Immensità alla quale egli stesso appartiene? È un tentativo che andrà inevitabilmente a vuoto. Ed è una grande contraddizione il pensare che vi sia necessità di un’altra persona – di un’altra creatura – per avvicinarsi a Lui.
  Non abbiamo bisogno nemmeno dell’intercessione degli angeli, per parlare con Dio. Li utilizziamo in questo modo perché pensiamo di non capaci di rivolgerci direttamente a lui, e soprattutto di non esserne degni. Cerchiamo una raccomandazione, insomma. È questo ciò che ci viene inculcato, nonostante nei Vangeli lo stesso Gesù abbia sempre affermato il contrario. La religione ce lo mostra quasi come un Capo di Stato circondato da segretari che gli fanno da filtro, facendo passare solo le richieste che ritengono opportune; e se pensano che una nostra preghiera sia inesaudibile o fuori luogo, la cestinano.
  Così, per abitudine, cerchiamo intercessori dappertutto: angeli, santi, sacerdoti. Qualsiasi cosa pur di scrollarci di dosso la responsabilità di presentarci in prima persona e di pregare con parole nostre.
  Ma dove va a finire il concetto dell’onnipresenza divina? Dove mai sarà questo Dio definito dal catechismo «in cielo, in terra e in ogni luogo»?
  Eppure Dio vive in noi, e non ha certo bisogno di messaggeri per sentirci e venirci incontro. Quanto agli angeli, i loro compiti sono ben altri che fare i postini.
Maria Antonietta Pirrigheddu
18.08.09
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