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A proposito dei riti

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A PROPOSITO DEI RITI

Chi ha bisogno del rito?

  Da sempre l'uomo ricorre ai riti: per propiziarsi gli déi, gli angeli, gli esseri che stanno oltre la comune percezione, persuaso che con un gesto particolare o una parola ben pronunciata possa richiamare la loro attenzione. E se oggi non uccidiamo più gli animali per "far salire a Dio il profumo del sacrificio", l'intenzione che ci anima non è molto diversa da quella dei sacerdoti di duemila anni fa. Coltiviamo ancora il concetto di un Dio lontano, spesso distratto sebbene prontissimo a punire le nostre inevitabili malefatte.
  Intrappolati in quest’idea, sono in molti a chiedersi cosa si debba fare per entrare in contatto con gli angeli. Innumerevoli libri e siti internet propongono rituali e metodi variamente fantasiosi. Niente viene lasciato al caso: dal colore delle candele, rigorosamente diverso per ogni coro angelico, alle invocazioni più o meno solenni, perfino alla direzione verso cui volgersi durante la preghiera. Ma la regola fondamentale riguarda la scelta del giusto momento: pare che, se invocato in ore o giorni sbagliati, l’angelo si rifiuti di ascoltare. E chi ha un angelo attivo durante le ore diurne è fortunato; ma se l’angelo “funziona” alle tre o alle quattro del mattino le difficoltà sono notevoli. Insomma, o si azzecca il momento e si ha la buona sorte di conoscere i cerimoniali adatti, o questi pretenziosi esseri ci girano le spalle.

I riti sono fatti dall'uomo per l'uomo

  Eppure basterebbe un po’ di buonsenso per rendersi conto che tutti i riti sono fatti dall’uomo e per l’uomo: l’angelo non ne ha bisogno. Così come non è pensabile che si attivi solo in giorni e momenti specifici. Esistono miriadi di riti, buoni o cattivi, pensati per il bene oppure per il male; è sempre l’uomo, però, a crearli, ritenendo che in questo modo gli sia più facile guadagnarsi la considerazione di coloro a cui si rivolge.
  Non sono gli angeli ad essere assenti e a dover essere sollecitati. Al contrario, sono proprio loro a voler entrare in contatto con noi. Ma il loro tentativo è spesso inutile: non è così scontato suscitare il nostro interesse.
  In realtà quel che cerchiamo è sempre a nostra disposizione. Piuttosto dovremmo chiederci da dove nasce il nostro desiderio. Si tratta di un impeto mentale, magari dettato da un capriccio passeggero, oppure è una richiesta del cuore?

L'intento anzitutto

  È il cuore la sede di ogni vero rito. È nel cuore che nascono le invocazioni più efficaci, quelle che non hanno bisogno neppure di parole, e tanto meno di specifici gesti. È il cuore il nostro tempio personale, nel quale possiamo connetterci con il Divino e con ogni essere che desideriamo incontrare. Il vero rito consiste nel volere, nel sentimento e nella consapevolezza della Presenza. Il modo migliore per incontrare e comunicare con l'angelo è un pensiero focalizzato, la volontà di cercarlo, il desiderio di instaurare un dialogo con lui. Il giorno e il momento migliori sono quelli in cui si desidera profondamente questo contatto e questa unione.
  Perciò non c'è qualcosa di particolare da dire o da fare. Accendere una candela, ad esempio, è un bellissimo gesto di devozione; e di qualunque colore sia, la fiamma è sempre la stessa. È la luce emanata ciò che conta, non la tonalità della cera. Allo stesso modo non è il colore delle nostre parole a fare la differenza, ma la fiamma dei sentimenti. Non sono le ricercatezze o i discorsi altisonanti ad essere ascoltati, ma l'intento e la forza della fede. Una fede che scaturisce dal sapere già in partenza che l'angelo viene incontro alle nostre esigenze nel modo migliore. E migliore non corrisponde necessariamente a ciò che abbiamo in mente!
  Non sappiamo come lui ci risponderà: la fantasia non gli manca. Noi, piuttosto, saremo in grado di accorgercene? Il problema infatti non sta nel trovare la maniera giusta per parlargli, quanto nell’avere la capacità di sentire le risposte. E soprattutto di non fraintenderle.

La voce o le voci

  Abbiamo un rapporto complicato con gli altri piani di esistenza. Ci aspettiamo voci, luci, visioni, rivelazioni eclatanti... qualcosa che ci sorprenda pur senza mettere in discussione le nostre convinzioni, o peggio ancora le abitudini. Queste aspettative, però, possono diventare una trappola: la mente è capace di dar vita a ciò che desideriamo troppo intensamente, materializzando per noi ogni sorta di illusione. Basta un giretto su internet per imbattersi in una quantità di presunte canalizzazioni, di comunicazioni che non stanno né in cielo né in terra, o caratterizzate da una banalità sconcertante, che vengono presentate come “messaggi angelici”. Quasi sempre chi le pubblica è in buona fede, perché davvero le sue orecchie hanno sentito quelle cose. In realtà è stata solo la sua mente a concedergli ciò che cercava. Questo fenomeno non riguarda solo la tanto bistrattata New Age: anche le religioni ufficiali cadono spesso in inganni del genere.
  E se invece di aspettarci segni ed eventi eccezionali provassimo a sviluppare altri tipi di percezione? Se imparassimo a dar retta all’intuito, a far caso alle sensazioni insolite, a ciò che ci fa sussultare per un attimo? Aprire l’orecchio interiore, abituarsi a prestare attenzione anche alle piccole cose... Ricordarsi che anche la natura ha una sua voce, e così ogni essere vivente. Perché nessuno ascolterà noi se a nostra volta non saremo capaci di ascoltare le altre creature.

Chi è al nostro servizio?

  A questo punto ci si potrebbe fare un’altra domanda: perché vogliamo incontrare gli angeli? Cosa abbiamo da dire ai nostri fratelli maggiori? È un interrogativo più che opportuno, perché sovente li cerchiamo nella speranza che intervengano con azioni che invece spetterebbero a noi, e che non compiamo per mancanza di volontà o di fiducia in noi stessi. Insomma, se qualcuno può sostituirci, ben venga!
  Sembra incredibile, ma esistono anche rituali e invocazioni volti non solo a richiamare ma addirittura a sottomettere i cosiddetti spiriti angelici. C’è chi è convinto che, tramite apposite formule, si possano obbligare ad entrare al nostro servizio. E a poco valgono le raccomandazioni di utilizzarli solo per il bene: solo la pretesa di potersene servire è già tutt'altro che nobile. Quali esseri si richiamano invece con questi riti?
  In realtà, il sentiero per giungere alla presenza degli esseri celesti è più agevole di quel che crediamo. Ciascuno di essi ha la sua funzione. Se desideriamo protezione e aiuto, è l’angelo custode ad offrirli. Ma non ha affatto bisogno che glielo chiediamo: lo sa già. Se invece cerchiamo ispirazione e guida per trovare la strada della vita, sono gli angeli di nascita ad occuparsene.  Anch’essi conoscono il loro compito, e non aspettano le nostre preghiere per assolverlo. Ma non possono piegarci al loro volere: non siamo certo obbligati a dar loro retta. E non ci molesteranno con le loro insistenze.
  Qual è dunque la parte che ci compete?
  Semplice: ricordarci che esistono, avere la volontà di conoscerli, di comprendere per quanto possibile la loro natura, di cogliere i suggerimenti che sempre ci arrivano attraverso la coscienza. E naturalmente di concretizzarli, altrimenti serviranno a ben poco. Comunicare con l’angelo significa, alla fine, cercare di scoprire il modo migliore per mettere a frutto il suo dono.
Maria Antonietta Pirrigheddu
19.11.10

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