Vai ai contenuti

L'Albero della Vita, la Croce e i quattro elementi

Articoli
L'ALBERO DELLA VITA, LA CROCE E I QUATTRO ELEMENTI

L'uomo, Albero della Vita in miniatura

 Se ci domandassero qual è l’organo più importante del nostro corpo, molti di noi risponderebbero senza esitare che è il cuore. Altri, con altrettanta convinzione, direbbero che è il cervello. Chi ha ragione? Nessuno, naturalmente. Perché il corpo funziona solo se ha tutti gli organi al loro posto, ben collegati l’uno all’altro e pronti a collaborare. Come un albero, che ha bisogno sia delle radici che del tronco che delle foglie.
  Ecco, l’uomo è un albero in miniatura. Un albero le cui radici stanno in cielo, si dice, perché è dall’alto che attinge la sua linfa vitale. Meglio ancora, è un Albero della Vita.
  Sui rami di questo particolare Albero, dieci sfere (più un’undicesima nascosta) indicano le diverse facoltà umane. E tutte sono fondamentali. Sono collegate da numerosi “sentieri” e, quando tutto va bene, lavorano in sincronia. Così l’Albero della Vita è la rappresentazione di un uomo completo, consapevole di tutte le correnti ed energie che si muovono dentro di lui, capace di dirigerle e di farne buon uso. Certo questo antico glifo non esaurisce qui il suo significato, ma questo è altro discorso. Ciò che ci interessa mettere in luce è l’unità del sistema-uomo.
  La mentalità corrente spinge invece in direzione opposta. Dividere, sezionare, separare: così agisce ad esempio la scienza attuale, così funziona la medicina, così è sistemata la società intera. Tutto a compartimenti stagni. Eppure questa mania di scindere e di sezionare causa danni inenarrabili a noi stessi e al creato intero. E se è vero che per esistere è indispensabile riconoscere la propria individualità, altrettanto importante è comprendere che tutto è legato, collegato, connesso. Anche dentro di sé. Il microcosmo è un riflesso del macrocosmo, un suo frattale.

Non basta che alle parole seguano i fatti

  Eccoci invece costantemente in guerra, vittime di conflitti interiori che poi sfociano all’esterno: la mente contro il cuore, la coscienza contro il corpo, l’inconscio contro tutto il resto. Non siamo stati abituati a cercare l’armonia tra gli elementi che ci compongono. Alla fin fine, ci viene richiesto solo che “alle parole seguano i fatti” – quando succede. E se c’è un abisso tra ciò che sentiamo e ciò che facciamo, pazienza. Tanto non se ne accorge nessuno.
  E invece no. Il nostro essere se ne accorge, eccome. Perché solo quando cuore, anima, mente e corpo si trovano in sintonia, solo allora il nostro albero riuscirà a mettere frutto.
  Certo, non è semplice. La difficoltà maggiore è data dall’ipertrofia dell’ego, che quasi sempre pretende di imporre la sua visione delle cose. Ma, paradossalmente, la pretesa di sopprimere l’ego sortisce lo stesso effetto. Perché anche l’ego è una parte fondamentale dell’essere. Una parte che non va repressa, ma piuttosto tenuta a bada. Se viene soffocato si vendica; se cresce troppo soffoca gli altri elementi. Un ego ipersviluppato ha il potere di convincere il suo proprietario che non vi sia nulla di più importante di se stesso. Il guaio è che se non si permette alle pulsioni altruistiche – che provengono dal cuore e dall’anima – di avere il loro spazio, prenderanno il sopravvento altri istinti meno nobili. Un autogol clamoroso, perché in queste condizioni non si è in grado di riconoscere nemmeno il proprio bene. Se davvero ci si vuol prendere cura di se stessi, contemporaneamente bisogna avere un occhio di riguardo pure per gli altri. E viceversa.

La croce, simbolo universale

  Gli aspetti fondamentali dell’essere umano sono stati rappresentati, nel tempo, attraverso varie simbologie. Uno dei modi più poetici ricorre ai quattro elementi: Fuoco, Aria, Acqua, Terra. La Terra è il corpo, la nostra materia; l'Acqua è il cuore (sentimenti ed emozioni, cioè il corpo astrale); l'Aria è la mente coi suoi pensieri; il Fuoco è il nostro spirito (il Sé superiore, la scintilla divina che arde in noi).
  Con i quattro elementi, ci imbattiamo in uno dei simboli principali dell’Occidente: la croce. Un altro “albero”!
  Sappiamo che è il segno per eccellenza del cristianesimo, ma non è nata col cristianesimo. La croce è un glifo antichissimo, universale, in uso fin dalle origini dell’umanità. I primi cristiani lo derivarono dalle tradizioni essene e non, come si crede, dal patibolo su cui morì Gesù Cristo.
  la croce, "il segno dell'attraversamento"I suoi significati sono molteplici. Non sono riferibili solo alle credenze religiose, e tanto meno ad una singola religione, ma riguardano l’uomo in generale. Per i Sumeri, e per i popoli sconosciuti che li precedettero, era il segno dell’attraversamento: raffigurava quel Decimo Pianeta che, stando a quanto riportato nelle loro Scritture, incrociava l’orbita della Terra ogni 3600 anni. Da questo pianeta sarebbero venuti in epoca remota i primi civilizzatori, coloro che portarono all’umanità ogni sapere.
  La croce indicava anche il concetto di "dio" o "divino". Perciò era ritenuta un simbolo supremo da tutte le popolazioni antiche, compresi gli Egizi. Divenne successivamente l'ultima lettera dell'alfabeto nelle lingue semitiche, la Tau, detta appunto il segno. Millenni dopo la Tau fu adottata da Francesco d'Assisi, per il quale era simbolo d'umiltà - in quanto ultima - ma anche di completezza e perfezione spirituale.

Prendere su di sé la croce della materia

  I quattro bracci della croce rappresentano in primo luogo i quattro elementi, ossia i quattro piani su cui l’uomo si muove: fisico, emozionale, mentale, spirituale. Perciò, quando si dice che Gesù “prese su di sé la croce”, il riferimento è alla sua incarnazione, con la quale entrò nel piano materiale sottoponendosi alle sue dure leggi.
  Analogamente, per noi uomini portare la croce non vuol dire rassegnarsi alle disgrazie che ci cascano sulla testa. Portare la croce significa invece vivere intensamente, nel modo corretto, questi elementi in noi, accettando la totalità del nostro essere. Significa mantenerli in equilibrio, evitando di vivere pensando solo al corpo o dominati dalla mente, oppure trascinati dai desideri e sentimenti. In questo sta il segreto della redenzione: nel riuscire a raggiungere l’unità e la sintonia dei nostri personali quattro elementi.
  Su un piano più elevato, essi corrispondono ai quattro aspetti del divino: il Fuoco è il Padre, l’Acqua è la Madre (la dimenticata Madre!), l’Aria è lo Spirito (l’amore che li unisce), la Terra è il Figlio, ovvero il frutto di quell’amore e di ogni amore.

Le quattro direzioni e il centro

  Naturalmente la croce possiede innumerevoli altri significati e interpretazioni, che meriterebbero di essere approfonditi. Qui ne prendiamo in considerazione ancora un altro. Le quattro braccia rappresentano anche le quattro direzioni. In questo senso, la croce è il libero arbitrio.
  Ciascuno di noi ha la facoltà di scegliere se salire, scendere, deviare a destra o a sinistra. Oppure rimanere al centro, dove si interseca ogni direzione. Nella croce sono presenti tutte le possibilità di sviluppo. Se l’essere umano decide di salire, viene aiutato. Se preferisce “scendere”, con tutto quel che comporta, non può essergli impedito: gli si può consigliare di non farlo, ma non è possibile obbligarlo a compiere una scelta diversa.
  Il centro della croce, però, non corrisponde all’immobilismo. Al centro si apre l’occhio del discernimento, la capacità di valutare la giusta strada da imboccare in ogni circostanza. C’è chi è capace di sostarvi un po’ per riflettere, prima di agire, e chi invece si butta giù per il pendio senza pensarci due volte.
  Il centro della croce è l’incrocio tra i mondi. Attraversarlo significa passare dal cuore. Qui avviene la trasformazione, nella coppa alchemica in cui gli elementi si incontrano.
Maria Antonietta Pirrigheddu
20.04.09

Vedi anche:
Torna ai contenuti