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Il prezioso ego

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IL PREZIOSO EGO

L’ego, un nemico da combattere… come il sesso

  Rinnegare l’ego. Annullarlo. Sopprimerlo. Ecco l’invito di molte scuole di pensiero, più o meno moderne, a chi vuole intraprendere un percorso evolutivo. Si ritiene infatti che l’ego sia il nostro nemico principale, perché renderebbe l’uomo egoista e presuntuoso, impedendo il fiorire di qualità come la modestia, l’umiltà, la generosità.
  Nei secoli scorsi l’avversario più temuto era il sesso: secondo una mentalità diffusa, più di ogni altra cosa impediva l’ascesa spirituale. Perciò il desiderio sessuale doveva essere combattuto con ogni mezzo e in ogni attimo dell’esistenza. Ora, a quanto pare, abbiamo cambiato bersaglio.
  Ma cosa è l’ego? E come mai l’uomo ne è fornito, se è un ostacolo alla crescita personale?

La coscienza di essere un individuo

  In realtà tutte le componenti umane sono fondamentali. Cercare di soffocarne qualcuna significa devastare l’equilibrio e l’armonia interiori.
  L’ego è la coscienza di sé. È la consapevolezza di essere un individuo, una singolarità immersa nella pluralità. L’ego traccia dei necessari confini. Senza la coscienza dei propri confini fisici e psichici, infatti, ci si confonderebbe con il resto del Creato: verrebbe meno l’istinto di sopravvivenza e, soprattutto, si perderebbe la capacità di pensare e di operare. L’ego contiene e tutela l’individualità, cioè quel che consente all’Uno di fare esperienza in questo mondo.
  Per poter vivere, agire e interagire è indispensabile che l’uomo si renda conto di essere una creatura distinta da ogni altra, sebbene a tutte le altre collegata. Pur essendo un frammento del Tutto, se perde il senso del sé non può agire nel Tutto. Perciò l’ego è ciò che permette al Tutto di sperimentare se stesso. Senza di esso, l’essere umano non avrebbe nemmeno la coscienza di esistere. È la base dell’identità personale, senza la quale ci si sentirebbe sradicati e in preda a tutti i venti: qualunque influenza, avvenimento, pensiero o parola altrui ci condizionerebbe.

La sede della ragione

  L’ego è la sede della ragione, una facoltà poco coltivata e lasciata quasi sempre in secondo piano. La ragione, da non confondere con la razionalità, è quel pensiero obiettivo e indistruttibile che consente di vedere le cose con lucidità, di valutare correttamente, di mantenere uno sguardo vigile, di difendersi e salvaguardarsi dal male a cui potrebbe andare incontro e che lui stesso potrebbe compiere. La ragione è quel corretto modo di pensare che mantiene in buona salute e in sintonia il corpo, la mente e il cuore. Ed è proprio l’ego a trasmettere gli impulsi vitali a queste tre componenti umane, suscitando volontà, fermezza, voglia di fare e di essere, concretezza, entusiasmo, orgoglio, passione.
  Poiché è essenzialmente consapevolezza, l’ego è anche ciò che consente all’uomo di entrare in contatto con le Energie più alte che lo accompagnano nel suo percorso evolutivo, sostenendo la sua volontà. Perché, in primo luogo, l’ego è il portatore dello Scopo di vita.

Quando si perde il contatto col proprio ego

  Perché dunque questa nostra parte fondamentale, sede di simili facoltà, ha una pessima fama?
  Tutto dipende dal rapporto che l’uomo instaura con il proprio ego, dal posto e dalla considerazione che gli riserva. Le componenti umane, tutte, hanno la necessità di essere valorizzate e mantenute in collegamento tra loro. Solitamente invece l’uomo è in guerra con se stesso: il cuore si trova in disaccordo con la mente, la coscienza viene isolata, l’inconscio resta incontrollato… e l’ego predomina.
  L’ego ha mille facce. Se gli viene concesso il giusto spazio, se non si pretende di sminuirlo o addirittura di ucciderlo, diventa il più valido alleato della mente. Esso conosce l’unicità dell’individuo, la sua provenienza divina e il suo legame con le Forze superiori. Perciò è importante comprenderlo a fondo, apprezzarlo, servirsene nel modo corretto. Il suo ruolo è basilare, ma occorre dargli la giusta considerazione.
  Quando si perde il contatto con il proprio ego - ovvero con la coscienza di ciò che realmente si è – l’equilibrio interiore va in frantumi: si comincia a sottovalutarsi oppure, al contrario, a nutrire una stima eccessiva di sé. Proprio questi errori di valutazione aprono la strada alle “malattie” dell’ego. Se si dimentica la sua funzione e lo si abbandona a se stesso, lasciandolo libero di scorrazzare come preferisce, è facile che prenda il sopravvento. È allora che si diventa egoisti, presuntuosi, egocentrici, sfrenatamente ambiziosi e capaci di qualunque bassezza.

Cosa fa un ego schiacciato

  Quando l’ego assume il controllo, spezza l’armonia interiore e frena la volontà di migliorarsi. "Nulla è più importante di me", “tutto è riferito a me”: queste sono le convinzioni dell’uomo che ne è vittima. Ecco l’egoismo, che non lascia spazio a quella componente amorevole essenziale anche alla propria salute. E se non si permette alle pulsioni altruistiche provenienti dal cuore e dall’anima di avere il loro spazio, saranno altre forze meno benefiche a spadroneggiare. Se capissimo che per stare bene è necessario prendersi cura anche di tutto il resto, oltre che di se stessi, certamente la nostra vita sarebbe più facile e più felice.
  D’altro canto anche il timore di essere egoisti (o di essere considerati tali), il desiderio di compiacere gli altri, la convinzione di essere inferiori o incapaci sono sintomi di un rapporto sbagliato con l’ego. Più rendiamo insignificante la nostra esistenza, più l’ego si sente oppresso. E allora sviluppa la sua parte peggiore.
  Un ego soffocato troverà sempre il modo per compensare l’umiliazione che subisce, vendicandosi sottilmente. Un ego schiacciato, deriso, non riconosciuto cercherà di attirare l’attenzione attraverso malesseri del corpo e della psiche. Potrà farsi sentire creando assurdi sensi di colpa, o tramite una depressione; oppure ci avviserà della sua sofferenza distruggendo la capacità di avere dei sentimenti profondi, o impedendoci di provare quelle emozioni necessarie ad entrare in rapporto con la vita e con le altre creature.

L'egoismo è una deformazione dell'ego

  Perché, ad esempio, ci lasciamo annientare da una situazione o da un’altra persona? Perché ci trasciniamo nell’apatia? Succede perché abbiamo lasciato ammalare l’ego: non lo abbiamo tenuto nel giusto conto, non l’abbiamo ascoltato. A volte lo tacitiamo del tutto, sostituendolo con una massa di pensieri e sentimenti negativi da cui ci lasciamo avvolgere, permettendo loro di determinare perfino le nostre scelte.
  Ma c’è di più: rinnegare l’ego significa mettere il proprio sistema emozionale in condizione di non riconoscere i corpi estranei, e di farsi fagocitare dai “germi” degli abusi altrui.
  Anche l’ego ha bisogno di essere gratificato, talvolta: è in questo modo che lo convinceremo a collaborare. Perciò non cerchiamo di sottometterlo, perché otterremo l’effetto opposto.  In fondo ciò che chiamiamo “egoismo” non è altro che una manifestazione del suo malessere, dovuta al fatto che è stato trattato nel modo sbagliato, da noi o da chi ci ha educato.

Non confondere l'ego con le sue disfunzioni   

  Perciò non si deve confondere l’ego con le sue disfunzioni: disfunzioni che siamo noi stessi a provocare, quando dimentichiamo che un ego sano è alla base della nostra giusta affermazione. È l’ipertrofia dell’ego a dover essere combattuta, non l’ego in sé.  Il drago va domato, mai ucciso. Reprimerlo significa entrare in guerra con una parte di se stessi. E cosa può esservi di più sciocco? Non c’è nessuna differenza con la lotta alla sessualità intrapresa da alcune religioni: i risultati sono stati terribili perché l’istinto sessuale, quando è represso, facilmente degenera in perversione. Ma, in fin dei conti, anche l’ego è solo un capro espiatorio: gli addossiamo la colpa delle nostre tendenze sbagliate, proprio come quando attribuiamo al diavolo la responsabilità di ogni male.
  Senza la coscienza dell’ego non si può parlare di “uomo”, né è possibile alcuna evoluzione. Sopprimerlo significa uccidere i desideri, perché il desiderare è proprio dell’ego. Ma smettere di desiderare equivale a cadere nell’immobilismo, facendo della propria esistenza un capolavoro di inutilità. I grandi personaggi, quelli che segnano la storia, sono caratterizzati al contrario da una straordinaria forza di volontà e di desiderio: ecco perché riescono ad ottenere ciò che si propongono, cambiando il corso della loro vita e toccando le vite altrui. Volere, decidere, essere. Anziché pretendere di uccidere l’ego, cerchiamo di valorizzarlo. Diamogli la giusta considerazione, e permetteremo alla nostra divinità interiore di manifestarsi.
Maria Antonietta Pirrigheddu
07.06.11

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