Racconti sotto l'albero
Eventi
RACCONTI SOTTO L'ALBERO
Olivastri di Carana
domenica 22 maggio 2010 ore 17
dal servizio di Antonio Masoni per RTG
«Se una fata avesse dovuto scegliere un'ambientazione per raccontare storie antiche, l'avrebbe trovata proprio qui, agli olivastri di Carana, a Luras.
Già, queste piante millenarie, che affondano le radici nei secoli, rendono vere anche le leggende o tutti quei racconti dell’infanzia nostra e dei nostri nonni. Datare li conti di fuchili, ossia le narrazioni accanto al camino, infatti, è una cosa improbabile. Nessuno può sapere a che età risalgono. Si narra di re, di regine, di morte - che assume sembianze diverse ad ogni racconto -, di fate travestite da vecchine, di buio, di apparizioni misteriose, di riti magici, di sortilegi e rimedi per evitarli, e di tanti altri momenti che hanno caratterizzato una serata di ascolto e di partecipazione.
Si è trattato di un’iniziativa di Archivi del Sud, per i seminari “Le mille e una voce”, e i racconti galluresi sono stati narrati da Maria Antonietta Pirrigheddu.
Maria Antonietta è un’artista poliedrica che scrive, dipinge, realizza oggetti d’arte in vetro. Vincitrice di numerosi concorsi nazionali di narrativa, tra i quali "Granelli di parole" del 2006 con il libro "Le parole assassine", Maria Antonietta alterna la scrittura alla recitazione. Da anni è attrice della compagnia teatrale "Filodrammatica Gallurese", che continua l’opera meritoria di Maruccio Achenza, e questo grazie alla figlia Margherita.
In questo settore, ossia la recitazione, Maria Antonietta forse esprime il meglio del suo enorme talento artistico. La sua grazia, la sua sensibilità, la sua spiccata predilezione per la lingua gallurese e per la musicalità di essa, ne fanno sicuramente la rappresentante ideale, o come si dice l’ambasciatrice di questa lingua - o dialetto secondo alcuni.
A suo agio sul palcoscenico, così come tra le poche persone contenute tra gli olivastri di Carana, Maria Antonietta ha saputo attirare i presenti con le sue parole, "li parauli", e ha raccontato fiabe e storie, e traduceva per quelli che non riuscivano a capire il gallurese; e alla fine anche i non madrelingua avevano capito benissimo quanto coloro che il gallurese invece lo avevano da sempre masticato.
Maria Antonietta Pirrigheddu e i suoi racconti sotto l’albero: peccato per chi non era presente. È stata un’occasione unica per immergerci nelle nostre antichissime pagine dell’infanzia, nella nostra cultura agropastorale e nelle sue innumerevoli leggende e credenze.
Che dire altro? Solo ribadire che abbiamo tremato ascoltando i racconti e ci siamo rallegrati quando vi era un lieto fine, proprio come fanno i bambini con una fiaba. Abbiamo apprezzato un talento dell’arte locale, modesta e brava, come solo i grandi che operano nel settore della cultura sanno essere.»
Servizio di Antonio Masoni e Sandro Manca
per RadioTeleGallura
L’associazione Archivi del Sud, nell’ambito dei suoi seminari “Le Mille e una Voce” dedicati all’arte del racconto orale, organizza un incontro presso l’olivastro millenario di Luras sabato 22 maggio. L’incontro sarà dedicato ai racconti galluresi interpretati da Maria Antonietta Pirrigheddu, artista che ha già collaborato con Archivi del Sud in diverse occasioni.
I seminari “Le Mille e una Voce”, inaugurati fin dal 1998, si propongono di rivitalizzare l’arte della narrazione orale attraverso incontri con studiosi e narratori. Tra questi incontri si inserisce l’escursione a Luras presso la suggestiva cornice del grande albero, dove il pubblico potrà apprezzare il racconto orale in una dimensione vicina a quella dei “griot” della tradizione africana.
GLI OLIVASTRI MILLENARI DI CARANA


Questo "patriarca della natura", dichiarato nel 1991 Monumento naturale ed ormai inserito con grande risalto nelle più importanti guide naturalistiche, rientra oggi nella lista dei "Venti alberi secolari", uno per ogni Regione italiana, da tutelare e dichiarare Monumento Nazionale con decreto ministeriale. La notizia, comparsa sul Corriere della sera, ha suscitato notevole interesse attorno a questo che potrebbe essere definito il monumento naturale più importante della nostra isola e forse dell’Italia. Un’attenzione che si è risvegliata in questi ultimi anni: per tremila anni (per fortuna) del Grande Patriarca si sono disinteressati. Persino i boscaioli toscani che hanno rapato i boschi sardi lo hanno risparmiato. Ha rischiato forse di finire la sua lunga esistenza bruciato.
Tracce del fuoco sono ancora visibili nella cavità del tronco (ma si pensa che i pastori usassero la cavità per ripararsi dalla pioggia e qualcuno ci ha acceso anche il fuoco senza che l’olivastro subisse danni).


A pochi metri di distanza, un altro olivastro più “giovane” (solo… 2000 anni!) fa compagnia a S’Ozzastru in un silenzio irreale che fa riflettere sul tempo e suscita intense sensazioni. A 20 Metri spostato sulla destra l’Olivastro “Piccolo”, meno grandioso, con la chioma foltissima i cui rami arrivano fino al suolo creando un'immensa “caverna verde”. (www.comune.luras.ss.it)