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Iside, la dea che cercava il suo sposo

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ISIDE, LA DEA CHE CERCAVA IL SUO SPOSO

Iside e Osiride, Orione e Sirio

  Nelle notti invernali una meravigliosa costellazione si accende sopra le nostre teste: è Orione, il cacciatore. Si staglia possente contro il cielo scuro, accompagnato dai suoi cani. Le tre stelle della sua cintura sono famosissime perché le piramidi di Giza ne rispecchiano la posizione. Dalla cintura pende la spada nella quale è incastonata una magnifica nebulosa, visibile anche ad occhio nudo, che si dice sia culla di miriadi di stelle appena nate. Al fianco di Orione brilla Sirio, il cui nome significa “splendente”.
  
Cintura di Orione Gli egizi sostenevano che proprio da Orione e da Sirio provenissero le loro divinità più amate, Iside e il suo sposo Osiride. I due, insieme ad un’altra coppia di personaggi chiamati Seth e Nefti, sono i protagonisti di uno dei miti più affascinanti dell’antichità.
  Molti di noi conoscono questa storia, che racconta di un dio smembrato e poi ricomposto, di una dea che cerca il suo sposo perduto, di un altro dio maligno che cerca di annientarli. Di solito però ci resta ignoto il senso profondo del mito.
  I testi accademici sostengono che illustri semplicemente l’alternarsi delle stagioni dettate dal Nilo, che con la sua piena annuale fa rifiorire il territorio. Invece il racconto è uno scrigno di significati potenti che ci toccano molto da vicino. Gli dèi infatti non sono semplicemente dei personaggi che, sulla scena del mondo, vivono le loro avventure in un tempo fuori dal tempo. Rappresentano piuttosto ciascuno di noi. Noi che, in questo tempo ed in ogni tempo, calchiamo il nostro palcoscenico personale… spesso sbagliando la maggior parte delle battute.
  Questi leggendari esseri parlano dell’uomo e di ciò che si muove in lui; e, allo stesso tempo, simboleggiano i Princìpi cosmici che governano l’universo interiore e quello esteriore.

Iniziò tutto con un tradimento

 La vicenda inizia con un tradimento: Osiride si lascia sedurre da Nefti, che apparentemente approfitta di lui con l’inganno. Quando Seth, consorte di Nefti, viene a saperlo, mette in atto una vendetta tremenda. Organizza una festa con 72 “divinità del tempo” (ecco il numero 72 che ritorna!), durante la quale attira Osiride in una trappola: riesce a convincerlo ad entrare in un sarcofago su misura, ne inchioda il coperchio e poi lo getta nel Nilo. Iside, disperata, dopo varie peripezie riesce a rintracciare la cassa. Ma è tutto inutile: Seth torna all’azione, e per liberarsi definitivamente dell’avversario lo fa a pezzi. Quattordici brandelli – uno per ogni notte di luna calante – che vengono scagliati per il cosmo.
  Iside è costretta a ricominciare le sue ricerche. Aiutata ora da Nefti, che a quanto pare si è pentita, riesce a ritrovare ogni frammento e a rimettere insieme il corpo dello sposo. Non solo: grazie alle sue arti magiche, addirittura gli ridà la vita per una notte. Il tempo sufficiente per concepire Horus, il nuovo dio.

Iside è la luce della coscienza

  Il mito, così raccontato, sembrerebbe una bella galoppata con la fantasia. Tutto cambia se proviamo a immaginare ciascuno di questi dèi come se fosse un aspetto dell’essere umano, una sua componente.
  IsideOsiride è la parte mentale, ma può essere identificato anche con l’uomo nella sua interezza. È il dio giovane, umano e divino a un tempo, che incarna il mistero della saggezza e dell’errore, del bene e del male spesso uniti in un abbraccio indissolubile. E quando pensa di averla fatta franca… ecco che qualcosa – un “sarcofago” fatto a sua misura – lo intrappola.
   Iside è la luce della coscienza, la conoscenza luminosa e numinosa, talvolta assimilata all’anima.
  Nefti, chiamata poeticamente “dea dell’imbrunire”, è l’inconscio.
  E Seth, come possiamo intuire, è il male che vi dimora: è il signore dell’ombra, la parte più buia dell’uomo.
  Così, il frantumarsi di Osiride a causa delle sue leggerezze e ingenuità è un’allegoria di ciò che succede a chiunque prenda una strada sbagliata. Ci frammentiamo quando ci lasciamo trasportare in situazioni che sarebbe meglio evitare, o quando ci facciamo rinchiudere in una vita che in realtà non ci appartiene. È sempre l’inconscio a trascinarci in basso: perché è il nostro caos individuale, nel cui fondo abita quel mostro che porta il nostro stesso nome.
  Che cosa può riportare ordine in questo caos e rimettere insieme i nostri pezzi? Solo la coscienza. Iside. Colei che non si perde d’animo, che fa di tutto per ritrovare il suo amato, cioè l’uomo, o meglio la sua parte razionale, quella che più facilmente cade nei tranelli dell’inconscio. La ricomposizione del corpo del dio è perciò una riunificazione interiore. Un’opera che, per essere portata a termine, ha bisogno di una nuova amicizia tra Iside e Nefti.

Un viaggio tra le stelle alla ricerca dei frammenti dell'uomo

  Perché i brandelli di Osiride vengono sparpagliati ovunque?
  Perché l’uomo ha la possibilità di scegliere fra innumerevoli vie, proiettandosi in ogni direzione prima col pensiero e poi con le sue scelte. Per imboccare quella giusta deve sviluppare la capacità di orientarsi, cosa tutt’altro che scontata. Ma i luoghi in cui vengono ritrovati i quattordici pezzi corrispondono ad altrettanti insegnamenti, che ci vengono rivelati durante un viaggio metaforico fra gli astri. Un viaggio che riecheggia quello che intraprende ogni essere umano in cerca di se stesso.
  Il mito non specifica dove furono recuperati i frammenti del dio. Ci dice solo che l’ultimo cadde sulla terra e non fu mai ritrovato. Ma noi possiamo immaginare il percorso delle due dee attraverso tappe precise, ciascuna simbolo e richiamo di conoscenze preziose.

  Si parte dal sole, e non può essere diversamente. Il sole è collegato al cuore, e non solo per la sua posizione centrale. La nostra grande stella dispensa vita, luce e calore. Se sostituiamo il calore con l’amore (la similitudine è evidente), ritroviamo le tre caratteristiche fondamentali di Dio. Non a caso San Francesco, nel suo Cantico delle Creature, parlando del sole scriveva «De Te, Altissimo, porta significatione». Tradotto: il sole è immagine di te, o Altissimo.

  Sappiamo che non possiamo guardare il sole se non attraverso i corpi che ne riflettono la luce, come la luna. Allo stesso modo, non possiamo vedere Dio se non attraverso le forme del creato. Le moltitudini di esseri che popolano l’universo nascondono e allo stesso tempo rivelano l’insostenibile luce divina. La contengono, anche se non sempre la manifestano. Perciò la luna, che costituisce la nostra seconda tappa, rappresenta il riflesso di Dio così come possiamo percepirlo.

Orione, la costellazione che raffigura l'essere umano

  Costellazione di OrioneIl terzo punto d’approdo è Orione, la costellazione che raffigura l’essere umano, culmine della creazione nonostante tutte le sue imperfezioni. Orione è eternamente in cammino, alla ricerca della sua personale verità, di ciò che lo renderà “uno”.
  
  Sono i Gemelli a mostrarci la condizione dell’uomo diviso in se stesso, preda di una costante lotta interiore. Quella lotta che si scatena ogni volta che il cuore è attratto da qualcosa ma la mente ne desidera un’altra, e oppone il pensiero al sentimento. Così ci ritroviamo a seguire ora un impulso ora un altro, sprecando le forze e perdendo i punti di riferimento.

  Per fortuna alla sinistra di Orione rifulge Sirio, dimora di Iside nonché – sempre secondo gli egizi – luogo della sua provenienza. Perciò simboleggia anche tutti gli insegnamenti che ci giungono dal passato. E così come Sirio è la stella più lucente del firmamento, la coscienza è ciò che rischiara l’essere umano.

  Il viaggio prosegue “in salita” verso la Stella polare, che rappresenta il nostro centro interiore. È il Sé superiore, la nostra parte più elevata, ciò che indica la direzione mentre navighiamo i mari dell’esistenza.

Seth, Satana e lo Scorpione

  Da qui è facile intravvedere l’Orsa Maggiore, che mostra un altro aspetto della vita: il lato negativo delle cose. Impossibile farne a meno, nel nostro universo duale. Si tratta di una costellazione circumpolare, che resta visibile durante tutta la notte in ogni stagione. Le sette luci dell’Orsa celeste non scendono mai sotto l’orizzonte. Così è il male, che non sfugge mai allo sguardo e getta le sue ombre dappertutto. Non possiamo evitare di soffermarci su di lui, di metterlo in risalto!

  Anche l’asterismo dello Scorpione, con la sua coda velenosa, si riferisce al male: rappresenta Seth, l’iniziatore demoniaco. Possiamo chiederci come mai trovi posto nel cielo, turbando la pace e la perfezione delle cose. La risposta è semplice. Seth ha uno scopo fondamentale: quello di insegnarci a discernere, così da poter scegliere il bene con cognizione di causa. E può adempiere a questo compito soltanto frapponendo ogni genere di blocchi e avversità. È appunto una “divinità degli ostacoli”, per usare una bellissima definizione di Rudolf Steiner. Anche nella Bibbia ritroviamo Satan-Seth, considerato un servitore di Dio. Seth fa’ in modo che l’uomo capisca la necessità di riunificare se stesso.

  In questo non facile percorso siamo guidati dalle leggi universali, principio e fondamento d’ogni cosa. Sono rappresentate dalla costellazione della Bilancia, immagine di equilibrio e di armonia.

Il Capricorno, la costellazione del Cristo

 Ma abbiamo bisogno anche di bellezza. Sebbene sia profusa a piene mani nel creato, quando i nostri occhi sono offuscati dalle tenebre interiori siamo incapaci di vederla. Eppure è ciò che, più di ogni altra cosa, ci spinge istintivamente verso quel che è buono, benefico, nobile. La bellezza eleva l’animo, induce il desiderio di essere migliori per raggiungere la stessa condizione, per dare piacere a se stessi e agli altri. È il pianeta Venere a parlarcene.

  Il Capricorno cela un altro insegnamento fondamentale: vi è un lato sacro in tutto ciò che esiste, e in tutto è contenuta una scintilla della Luce divina. Secondo la tradizione, il sole transitava in questo segno nel momento in cui il Cristo veniva al mondo, 2000 anni fa.
  Era l’era dei Pesci. Non per niente i pesci identificavano i primi cristiani, e gli apostoli furono definiti “pescatori di uomini”. È proprio nell’ultima costellazione dello zodiaco, quella che ci ricorda la nostra fratellanza con la divinità, che le due eroine del mito ritrovano il dodicesimo frammento.

La magia è solo per gli umili

  Nella tredicesima tappa, Iside e Nefti fanno sosta su Mercurio. Qui si impara la vera magia, che è la visione esatta delle cose. La scoprono nel mistero infinito dei numeri, dei nomi, delle forme… perché tutto ne è intessuto. E la magia più grande è la voglia di vivere, l’entusiasmo di fronte al nuovo e a ciò che è sconosciuto, il desiderio di avvicinarsi ai segreti del cosmo, dell’uomo e della natura. La magia è Conoscenza e, ancor prima, è la capacità di scoprire il potere che è già dentro di noi.
  Spesso la mente, addestrata a stare dentro i soliti schemi, non vuol sapere nulla di ciò che l’anima percepisce oltre la superficie. Ma rifiutare qualcosa a priori non conduce da nessuna parte. La magia invece richiede un atteggiamento umile, che prenda in considerazione punti di vista diversi e concetti non abituali. Che riesca insomma a condurre fuori da se stessi ed espandersi.

Il grembo materno e la saggezza della materia

  Infine le due dee arrivano sulla Terra, per cercarvi l’ultimo frammento di Osiride: il suo fallo. Che però non ritrovano. La Terra rappresenta il grembo materno ma anche la natura umana inferiore, brutale, animalesca. In questo senso il nostro pianeta – ossia il mondo materiale – è una trappola, perché induce all’errore. È un continuo invito a ricercare egoisticamente ogni beneficio personale, anche a discapito degli altri o della natura.
  Osiride che perde il fallo simboleggia l’uomo che ha smarrito la sua capacità fecondante e creativa. Ma è anche l’umanità che ha dimenticato la saggezza della materia e della terra-madre, che ha soppresso l’elemento divino femminile. Sarà la magia di Iside ad aiutare Osiride a ricostruirsi anche nelle sue parti mancanti. Quando ridiventa “dio”, cioè quando recupera la spiritualità nel suo doppio polo maschile-femminile, si riscopre nuovamente fertile e creatore.
  Ora, ricongiunto a se stesso, può riappropriarsi della sua casa.

Le 72 Divinità del tempo segnano la Nuova era

 nebulosa "Testa di cavallo" in OrioneOrione, come si è detto, è una sorta di nursery di nuove stelle e di stupende nebulose, costituite da gas e polveri di stelle esplose: quella materia – a volte oscura, a volte brillante – con cui i corpi celesti vengono ricreati. Tutti i princìpi della vita vi si scompongono e ricompongono.
  Anche la nostra esistenza, se saputa apprezzare e comprendere, ci educa a rinascere continuamente. Quanti uomini in apparenza distrutti riescono a risollevarsi con la volontà, con l’amore, con la giustizia? Rinascere non significa solo morire e reincarnarsi – per chi ci crede. La rinascita più importante è quella interiore. È la ricostruzione del proprio tempio, e non solo di quello individuale. Perché siamo responsabili anche del grande tempio dell’umanità.
  È qui che incontriamo le 72 Divinità del tempo, quelle che aiutarono Seth ad intrappolare Osiride. I 72 esseri hanno a che vedere con un fenomeno astronomico particolare, che segna lo scorrere delle ere: la precessione degli equinozi. Un fenomeno conosciuto non si sa come nell’antichità e riscoperto millenni dopo, che determina il passaggio da un’epoca terrestre all’altra.
  Sappiamo che in questi anni stiamo uscendo dall’era dei Pesci per entrare in quella dell’Acquario. Ogni segno occupa 72 gradi nel grande cerchio disegnato dall’oscillazione dell’asse terrestre, chiamata appunto precessione. E si dice che ogni epoca apporti cambiamenti importanti per l’umanità. Quale era stava subentrando ai tempi di Iside e Osiride, mitici re-dèi dell’Egitto? Ma soprattutto, come caratterizzeremo noi, uomini di oggi, la nuova era verso cui ci stiamo incamminando?
(Maria Antonietta Pirrigheddu
07.03.21)

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