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Trovare la propria strada

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TROVARE LA PROPRIA STRADA

La strada, il destino

  Sarà vero che ciascuno ha una propria strada? Un sentiero ben preciso da percorrere per andare incontro al proprio destino? Che poi, che cosa è il “destino”?
  Se pensiamo che il destino sia un percorso già tracciato e prestabilito, ci sbagliamo di grosso. Non esiste una cosa del genere. Se invece per destino intendiamo l’insieme delle condizioni di partenza, delle qualità personali e delle proprie aspirazioni, allora il discorso si fa interessante. Tutti sogniamo di andare nella direzione che ci pare più confacente al nostro modo di essere, alle nostre ambizioni, anche quelle di cui non osiamo parlare.
  E qui entra in gioco il discernimento. È il discernimento, infatti, a sostenerci nella creazione del nostro destino.  Non il fato, non la casualità, ma proprio la capacità di distinguere e di orientarci. Perché se perdiamo la bussola… non andiamo da nessuna parte.

Rinnegare se stessi è un buon modo per diventare nessuno

  Partiamo da una considerazione importante: ciò che siamo non può essere cambiato. Può solo essere migliorato. È vero che il desiderio di migliorarsi è la porta di ogni evoluzione, però ci vuole l’intelligenza di non farsi corrompere dalla smania di stravolgere la propria natura. Siamo al mondo per portarvi il nostro dono, non quello di un altro. Non ha senso voler a tutti i costi essere diversi: rinnegare se stessi è il modo più sicuro per diventare nessuno.
  Discernere, appunto, vuol dire anzitutto rendersi conto delle proprie caratteristiche; e poi prendersi la briga di decidere cosa vogliamo farne. Dove ci piacerebbe andare, cosa ci piacerebbe essere durante quel brevissimo lasso di tempo che abbiamo a disposizione da queste parti?
  Lasciamo perdere quel finto buon senso che, con la scusa di dover tenere i piedi per terra, ci tarpa le ali. Il sano discernimento non impedisce affatto di spiccare il volo. Al contrario, ci dovrebbe aiutare a riconoscere il grande potere insito in noi. Indica le possibili direzioni, svela capacità e attitudini. È così che riusciamo ad accarezzare l’idea della realizzazione. La nostra, non quella di altri.

Una sequela di scelte quotidiane

  Ciascuno cerca la propria strada, consapevolmente o meno. Anche se spesso non sappiamo bene cosa si intenda con questa parola. Siamo convinti che trovarla corrisponda a fare carriera, a raggiungere una posizione, a guadagnarsi una certa reputazione. A diventare qualcuno, insomma. Invece le cose sono molto più semplici. Trovare la strada vuol dire crearsi le condizioni per stare bene e per fare bene. Per provare soddisfazione mettendo a frutto doti e doni, con la certezza che non si stia sprecando l’esistenza.
  Non sempre il cosiddetto “scopo di vita” ha un titolo, un nome, un’immagine chiara. Quasi sempre prende forma mentre ci muoviamo verso di esso. Perché in fondo la strada non è altro che una sequela di scelte quotidiane.
  Così come una scala è fatta di gradini, e la vita è una serie di attimi, così anche un cammino è fatto da molti passi. Un percorso che si costruisce giorno per giorno, e che può cambiare radicalmente ad ogni bivio. Certo, la razionalità non basta per compiere le giuste scelte: troppo spesso ci manda fuori rotta, perché non riesce a calcolare tutti i pro e i contro. C’è anche un altro fattore da mettere in conto: solitamente quelle che riteniamo decisioni razionali sono invece dettate dall’inconscio, che agisce a nostra insaputa e ci condiziona più di quanto possiamo immaginare.

Ecate, la dea dei crocicchi

  Gli antichi Greci avevano affidato la custodia dei crocicchi all’oscura dea Ecate, che dalla sua posizione poteva vedere in anticipo dove ogni viandante sarebbe giunto a seconda del cammino scelto. Perciò veniva invocata nei momenti di indecisione, e non solo per strada. Ecate, però, aveva anche un’altra prerogativa: poteva muoversi liberamente tra la terra, il regno degli dèi e gli inferi, dove penetrava facendosi luce con una torcia.
  Un insegnamento profondo è celato tra le pieghe di questo mito. Se l’uomo non è capace di fare luce in sé, nei propri regni interiori, rischia di procedere a casaccio, ritrovandosi chissà dove. Fare luce in sé: ossia riconoscere ciò che lo muove dal di dentro, così da far cessare le “lotte intestine”. Quando avrà riconciliato la mente, il cuore, l’anima e la coscienza, allora sarà in grado di fare delle scelte consapevoli. Quando queste sue componenti avranno imparato a lavorare all’unisono, anche l’inconscio chinerà la testa e dovrà adeguarsi alle decisioni calate dall’alto.
  Ecco perché Ecate veniva considerata la dea della trasformazione. Pur essendo una divinità temuta, deteneva addirittura il potere di realizzare i desideri di chi la invocava. Perché nascosta in ogni bivio della vita c’è una possibilità di crescita. Ogni giusto percorso conduce ad una piccola realizzazione.
  Ogni scelta, anche apparentemente insignificante, può forgiare un destino diverso. Anzi, sono proprio le decisioni minime, quotidiane, quelle che magari prendiamo senza starci troppo a pensare, che alla fine faranno la differenza. Sono queste a modellare quel modo di essere, quegli atteggiamenti che daranno un’impronta all’esistenza. E certo non possiamo permetterci di compierle pensando solo a noi stessi.

Chi sta camminando?

  «Non so quale sia la mia strada», diciamo talvolta. E come possiamo saperlo, se conosciamo così poco di noi? Se non sappiamo chi sta camminando, certo non potremo conoscere i suoi percorsi. Le nostre vie si ramificano interiormente, prima ancora che al di fuori.
  Una scelta dietro l’altra, mentre formiamo la consapevolezza di quel che siamo: questa è la strada. Io la percorro dentro di me e attraverso me. Se riesco a capire chi sono e sono deciso a seguire i miei sogni, essa si concretizza. Perché la strada sono io! Ma come potrò trovarla se non so cosa voglio, se non riesco a capire nemmeno cosa non voglio?
  Sono tante le caratteristiche da mettere in valigia. Idee chiare anzitutto, ma anche caparbietà, lungimiranza, volontà di proseguire. Soprattutto coraggio. E voglia di vivere. Lo scopo che invochiamo, quello che si è dato la nostra anima prima di intraprendere il viaggio principale – cioè la vita – si rivelerà man mano. Nel mentre impareremo che gli ostacoli principali sono costituiti proprio da quei sentieri contorti che ogni tanto ci tentano, pur sapendo che non fanno per noi.
  Inutile dunque chiamare in causa il destino, quando ci impantaniamo. Quando ad esempio ci ritroviamo ad arrancare, a camminare sempre in salita, spesso significa che ci siamo persi le pianure… che abbiamo preso scorciatoie sbagliate insomma, magari perché vogliamo tutto e subito. Oppure perché puntiamo a qualcosa che non ci compete. Attribuire la responsabilità della nostra mancata realizzazione alla sfortuna non ci sarà d’aiuto.

Ascoltare tutti senza dar retta a nessuno

  Eppure non mancano i cartelli indicatori, che ci avvisano delle deviazioni e dei vicoli ciechi. In qualche modo la giusta via ci viene sempre mostrata: dagli eventi, da curiose coincidenze, da ispirazioni provenienti dalla nostra parte più saggia o, forse, da qualche “essere superiore”.
  Il fatto è che la strada è davvero qualcosa di personale, e farla a piedi ha il suo prezzo. Temiamo la fatica, il sacrificio; oppure abbiamo paura trovarci di fronte ad una realtà troppo diversa da quella a cui ormai siamo abituati. E poi dobbiamo fare i conti con le aspettative familiari, o con la visione di noi stessi che altri ci hanno trasmesso… Così ci ritroviamo a deviare anche dalle decisioni già prese, magari proprio quando stiamo per coronare un sogno.
  Ecco perché non si trova la propria strada se non si conquista prima un po’ di libertà.
  La libertà è la capacità di seguire il proprio istinto, ascoltando tutti senza dar retta a nessuno. Non ci rendiamo conto dei condizionamenti di cui siamo vittime. Influenze spesso subdole, perché presentate sotto forma di consigli: «È per i tuo bene». Così accettiamo di lasciarci vincolare da tradizioni, abitudini, mode, imposizioni, credenze, regole senza fondamento… Tradirle significa caricarsi di sensi di colpa. Spesso quelle che riteniamo convinzioni personali non ci appartengono affatto: ci sono state appiccicate addosso da qualcun altro, senza nemmeno aver avuto la possibilità di valutarle prima di inserirle nel nostro sistema di pensiero.

La strada non si trova ma si costruisce

  Cosa ci diciamo, quando parliamo con noi stessi? Abbiamo sempre in testa un gran chiacchiericcio, le parole ci passano davanti alla mente a gran velocità, ma conversare sul serio col nostro stesso essere è una cosa diversa. Proviamo ad “incontrarci” davvero, ogni tanto. Quel «Come stai?» rivolgiamolo proprio a noi, e ascoltiamo la risposta. Domandiamoci come siamo fatti, di cosa abbiamo bisogno, a cosa aspiriamo… La verità su di noi è la scoperta più bella che possiamo fare. Perché spesso c’è una gran differenza tra ciò che siamo e ciò che potremmo essere.
  Ci portiamo dentro un tesoro nascosto, che grida per essere riportato alla luce. Che ci getta nell’inquietudine quando lo ignoriamo. Un forziere colmo di talenti, di aspirazioni, di qualità innate o acquisite. Non è mai un caso se si possiedono determinate attitudini: se sono proprio quelle, un motivo c’è. Sono la base da cui cominciare. Perché la strada non si trova ma si costruisce, partendo da ciò che si è. Ciascuno è la propria strada.
  Accade, però, che quel che pensiamo di volere non abbia niente a che fare col vero scopo della nostra vita. E che quella che definiamo “realizzazione personale” non coincida con ciò che sente il nostro essere profondo. Sovente è la personalità a volere qualcosa a tutti i costi; è il nostro io artificiale ad immaginare e progettare; è la sola mente a partorire certe idee, affidandosi all’impulsività o a qualche emozione di passaggio, oppure attingendo a modelli esterni.

La personale tendenza evolutiva

  La vera strada ha le sue fondamenta più in alto. Dal Sé superiore, da quella scintilla divina che ha in noi la sua dimora, partono tutti i sentieri che si ricongiungono nel nostro percorso particolare. Sentieri che passano attraverso il piacere di fare qualcosa che si ama, ma anche attraverso la comprensione, il desiderio di portare aiuto, la capacità di empatia, di ascolto, di sentire e offrire amore, conforto, solidarietà…
  La strada è ciò che l’Essere profondo vuole manifestare; è il modo in cui possiamo mostrare al mondo ciò che davvero siamo. È la nostra originale tendenza evolutiva, quella che fa di noi degli esseri unici. Esseri che, guidati da una coscienza chiara, si muovono in modi personalissimi per favorire il bene e il meglio. Sapendo che, quando l’intenzione è pura, si può contare anche sul sostegno di forze non visibili.
Maria Antonietta Pirrigheddu
01.11.09

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